CHI SIAMO

Viviamo in un’epoca storica in cui il raggiungimento del picco del petrolio e la crisi economica stanno spingendo le grandi economie mondiali a rispolverare fonti energetiche obsolete, inquinanti e dannose come carbone e nucleare, in Italia invece stiamo facendo anche di meglio, ci affidiamo alla monnezza.
La cosiddetta green economy sta diventando sempre più la nuova frontiera per trarre profitto dallo sfruttamento del territorio, la “industrializzazione” del settore specifico dei rifiuti insieme alle politiche energetiche, vengono subdolamente spacciate come nuovo sviluppo sostenibile.
Chi pensava che i provvedimenti di un Prodi o di un Berlusconi in tema di ambiente, energia, rifiuti e privatizzazioni, potessero bastare a questo vero e proprio arrembaggio, si era sbagliato. Il governo “tecnico” Monti ha dato prova di superare in “efficienza” tutti i suoi predecessori nel compito di tutela degli interessi dei poteri forti. (Qui, ovviamente, tralasciamo forzatamente di entrare nel merito dell’”efficienza” dimostrata in tema di lavoro e di attacco ai diritti in generale, per concentrarci solo sui temi “ambientali”). Dal cilindro degli efficienti tecnici sono venuti fuori provvedimenti da far accapponare la pelle:

La liberalizzazione delle trivellazioni per scopi geotermici e petroliferi,
Il finanziamento a pioggia di impianti a biogas e biomasse (che chi avrà la pazienza di approfondire si renderà conto essere fondalmentalmente dei piccoli inceneritori),
La riorganizzazione dell’elenco dei Siti di interesse nazionale (Sin) da risanare, di cui sono stati declassati 18 su 57 a Siti di interesse regionale (SIR).
La semplificazione delle procedure e delle autorizzazioni o la mitigazione di strumenti come la VIA per tutta una serie di impianti ad alto impatto ambientale,
L’utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS), in parziale sostituzione di combustibili fossili tradizionali, nei cementifici,

Il quadro che abbiamo sopra delineato ci dice che è necessario superare il livello locale spostando la battaglia sul piano nazionale e che abbiamo nemici comuni da combattere ed interessi comuni da difendere. Entrambi troppo grandi per poter pensare di continuare a lottare in ordine sparso.
E’ per questo che riteniamo necessario un salto di qualità. Unire i comitati sparsi per l’Italia che si battono contro la devastazione ambientale e le nocività, non per unire debolezze ma per moltiplicare le energie. Costruire un fronte di lotta comune dei comitati, un vero movimento che crescendo sui territori è capace di grandi mobilitazioni unitarie intorno ad obiettivi comuni.
A questo scopo, comitati della Campania e del Lazio da giugno si sono riuniti in un coordinamento – Coordinamento nazionale rifiuti-energia – che vuole coinvolgere le centinaia di comitati che, da Nord a Sud, difendono il proprio territorio e la propria salute dagli impianti nocivi dedicati ai rifiuti (inceneritori, discariche, biomasse/biogas, ecc.) o alla produzione dell’energia (trivellazioni, geotermia, rigassificatori, turbogas, ecc.), dalle grandi opere (TAV, bretelle, MUOS, Ponte sullo Stretto, ecc.).
La premessa condivisa di questo percorso è quella di rafforzare la partecipazione dal basso sui territori, l’autonomia dai partiti e dalle istituzioni, la trasparenza dei contenuti della nostra battaglia.
Le assemblee tenute hanno permesso un confronto franco da cui sono scaturiti i punti comuni su cui far crescere la mobilitazione, cominciando da subito a promuovere iniziative unitarie contro le misure nazionali in tema di rifiuti ed energia.

In sintesi :

No alle discariche di RSU come di rifiuti industriali/speciali/tossici

No ad ogni tipo di combustione ed al recupero di energia dai rifiuti in qualsiasi tipo di impianto compresi quelli spacciati come sostenibili dal prefisso bio (-massa, -gas)

No agli incentivi (CIP6, certificati verdi, tariffa omnicomprensiva) sottratti alle vere energie rinnovabili

No al ciclo integrato ed alla gestione monopolistica e privatistica dei rifiuti

No alla legislazione ed alla gestione di emergenza (Commissariati straordinari)

No alla militarizzazione dei siti, degli impianti e del territorio

Sì ad una gestione dei rifiuti che punti al recupero totale della materia attraverso il ciclo virtuoso della raccolta differenziata spinta, il compostaggio aerobico, la filiera del riciclo, il riuso

Sì alla riduzione a monte dei rifiuti attraverso l’incentivazione alla riprogettazione dei prodotti, finalizzata alla loro riciclabilità a fine vita, e della modalità di loro distribuzione finalizzata, all’abbattimento degli imballi

Sì a bonifiche reali dei territori non finalizzate, attraverso l’uso improprio del fitorisanamento, all’incentivo delle biomasse, come comincia a profilarsi in Campania.

Siamo consapevoli che non si tratta di obiettivi raggiungibili a breve. I poteri forti, che guardano alla natura come nuova frontiera del business, ci ostacoleranno in ogni modo. Ciò nonostante non è immaginabile che siano i comitati a farsi carico, come in molti suggeriscono, di indicare obiettivi minimi di transizione nella falsa speranza di essere guardati con favore per il loro realismo.
La strada è lunga. A noi tocca, senza cedimenti, far crescere la consapevolezza sulla necessità di un cambiamento radicale e, insieme, la mobilitazione per raggiungerlo.

Chiediamo a tutti gli altri comitati che condividano le nostre analisi e le nostre modalità di unirsi a noi alla costruzione di questo percorso.

Un po’ di analisi.

WORK IN PROGRESS PAGINE DEI COMITATI

Campania – Comitato1
Campania – Comitato2

Lazio – Comitato1
Lazio – Comitato2