PERCHE’ DICIAMO NO ALLE DISCARICHE

Le discariche provocano gravi forme di inquinamento sia delle falde acquifere sottostanti e adiacenti (percolati), sia dell’aria (esalazione di gas tossici=la puzza che si sente nei dintorni per un raggio di diversi km). Una discarica si può considerare a tutti gli effetti come un enorme reattore in cui una vasta gamma di sostanze chimiche reagisce, a varie condizioni di pressione e temeratura, e genera un’altrettanto vasta gamma di prodotti di reazione.

INQUINAMENTO DELLE FALDE ACQUIFERE

Gli inquinanti più comuni che si riscontrano nei pozzi spia nei dintorni delle discariche sono: ammoniaca (NH3), nitriti (NO2), ferro, cloroformio e arsenico.
La presenza di cloroformio ed arsenico oltre i limiti, in particolare sono un chiaro segnale di infiltrazioni di percolato in falda. Altrettanto lo è la presenza di molti idrocarburi cancerogeni come il tricloroetilene.
E’ ben noto e documentato che il cloroformio, anch’esso classificato dall’EPA come cancerogeno, si origina nelle discariche dalle frazioni organiche dei rifiuti urbani come prodotto finale dell’evoluzione chimica degli idrocarburi clorurati, in particolare il tricloroetilene.
L’aumento dell’arsenico, invece, è spiegabile solo in parte come effetto la natura vulcanica del sottosuolo di molte zone d’Italia. Infatti, secondo studi differenti su 70 discariche di RSU europee ed americane, nei percolati è sempre presente in quantità molto variabili, comprese tra 5 e 1600 microgrammi/litro, assieme ad altri metalli pesanti.

INQUINAMENTO DELL’ARIA

La decomposizione dei rifiuti indifferenziati sprigiona idrocarburi volatili assieme ai cosiddetti biogas, metano etc.
Si calcola che il 65% dei gas nocivi si disperde nell’ari e in parte diffonde anche attraverso le micro fessurazioni dei rivestimenti degli invasi. Alcuni di questi contenenti zolfo, hanno il caratteristico odore disgustoso ben noto a chi abita nei pressi delle discariche.
Altri sono inodori ma pericolosissimi, come il cloruro di vinile (cv) la cui presenza è misurabile anche a centinaia di metri dalle discariche ed è inalato dalla popolazione residente e dai lavoratori addetti.
Il cv è classificato come una sostanza tossica cancerogena e mutagena per l’uomo. Infatti essa può causare l’angiosarcoma epatico (ASE) e con minore incidenza altri tipi di tumori epatici, tumori ai polmoni, al tessuto linfatico ed amatopoietico, al sistema nervoso centrale, alla pelle e in altre sedi, dato che si tratta di un cancerogeno multipotente. La sua presenza è seganalta con frequenza anche nelle acque di falda insieme al tricloroetilene da cui ha origine.